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I batteri di tipo “black stain” formano delle macchie dentali sulla superficie esterna del dente, visibili sotto forma di sottili bande parallele al margine gengivale della dentizione permanente e decidua, localizzate soprattutto lungo la zona vicino alla gengiva, a formare una linea continua che si estende da uno spazio interprossimale all’altro per tutta la larghezza del dente sotto forma di macchie pigmentate. Si ritiene che il pigmento scuro derivi dall’interazione tra batteri cromogeni (in particolare Actynomices) e il ferro presente all’interno del cavo orale. Si presentano soprattutto in giovane età e hanno un carattere di familiarità.
Il regolare consumo di alimenti ricchi in ferro e di integratori contenenti ioni ferrici, durante la gravidanza o la prima infanzia, favorisce lo sviluppo di un microbiota cromogeno.
Trattamento: possono essere rimosse dal dentista o igienista, meccanicamente con ultrasuoni e con getto a pressione di glicina, in associazione ad agenti abrasivi e paste lucidanti.
Un valido aiuto sembra essere rappresentato dall’assunzione di preparati probiotici a base di Lattoferrina che, sottraendo ferro all’ambiente, inibisce la formazione di BS. Ulteriori studi saranno necessari in tal senso.
Si riscontra tuttavia una recidiva dopo circa 40- 50 gg. Le moderne tecniche di igiene orale professionale, applicate per eliminare le black stain, consentono buoni risultati.
Curiosità: i soggetti affetti da black stain sono più protetti dai processi cariosi rispetto ai soggetti sani.
Ciò potrebbe dipendere da:
I batteri presenti nella placca usano i residui di cibo come nutriente, e alla fine del metabolismo eliminano gli scarti; alcuni di questi batteri sono definiti “cromogeni” perché gli scarti del loro metabolismo sono colorati; la patina risultante, che tipicamente inizia a formarsi vicino al colletto della gengiva, e da lì continua ad allargarsi a macchia d’olio, può essere di vari colori (nero, marrone, rosso o verde), e dipende sia dal tipo di cibo, sia dai batteri che producono gli scarti.
Alcuni alimenti a PH molto acido, come ad esempio i pomodori o i succhi di frutta ed il “reflusso gastrico” possono inoltre influire sullo sviluppo di questa condizione batterica, provocando l’alterazione superficiale dello smalto sotto forma di microruvidità, che quindi facilita l’adesione della placca e/o delle macchie.
Dott.ssa Sharon Ghiatto
Laguna Medical Center S.r.l.
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